RACHELE CARETTI

Montagne Zagros, Iran (Aprile 2019)

Un membro della famiglia porta un piccolo di capra dall’altra parte del fiume. L’attraversamento del fiume è la parte più pericolosa della migrazione. I nomadi devono guidare con cura l’intero gregge attraverso fiumi impetuosi e assicurarsi che tutti gli animali passino attraverso lo stesso punto in modo che nessuno venga trascinato via dalla forte corrente. Durante l’attraversamento del fiume, gli animali più piccoli vengono raccolti dai nomadi e portati dall’altra parte mentre gli animali più grandi devono saltare da una roccia all’altra.

Ad aprile 2019 ho avuto il privilegio di trascorrere una settimana al fianco di una famiglia iraniana appartenente alla tribu nomade dei Bakhtiari. Ho affiancato la famiglia Mokhtiari durante la loro migrazione annuale, imparando a vivere come loro: a stretto contatto con la natura, utilizzando solo l’indispensabile, dormendo all’aperto, lavandomi nei fiumi, camminando per intere giornate e mangiando solo quello che gli animali producono. La famiglia Mokhtiari mi ha insegnato l’importanza del nostro rapporto con la natura, con gli animali e tutto cio’ che ci circonda. Mi hanno mostrato il loro stile di vita semplice, ma al tempo stesso ricco di cultura e tradizioni millenarie. Da questa esperienza ho imparato moltissime cose, ma soprattutto quanto sia importante e necessario il nostro rapporto con la natura. La mia esperienza al fianco della famiglia Mokhtiari mi ha fatto realizzare che molte delle cose che riteniamo necessarie nella vita di tutti i giorni sono in realta’ superficiali perché, per essere davvero felici, non ci servono cose materiali ma essenziali: come cibo, acqua e un posto in cui dormire. In Iran le persone che vivono spostandosi da una parte all’altra del territorio, abbracciando uno stile di vita nomade, sono 1,5 milioni, in un paese che conta circa settanta milioni di abitanti in totale. Tra le diverse tribù in cammino, i Bakhtiari sono gli unici che continuano a praticare il nomadismo in modo tradizionale. Due volte l’anno, circa 200.000 Bakhtiari impacchettano tutti i loro averi e, insieme al loro bestiame, camminano per più di un mese attraverso la catena montuosa delle Zagros, spostandosi dalle residenze invernali nelle colline del Khuzestan ai pascoli estivi sui monti Zagros. Lungo il tragitto non ci sono servizi e per questo ogni famiglia deve portare con sé tutto l’occorrente per resistere oltre un mese in cammino. Cammino che, almeno per i Bakhtiari continua rispettando la tradizione: ci si sposta a piedi, senza mezzi di trasporto, con il solo sostegno degli animali. Gli animali sono anche la loro principale fonte di reddito: la tribù vive dei guadagni che arrivano dalla vendita di latte, formaggi e yogurt, tra cui anche il tipico kashk, un particolare yogurt in polvere. Oltre al cibo, la tribù guadagna anche vendendo oggetti di artigianato realizzati dalle donne. Il nomadismo è un fenomeno che sta cambiando, molti in Iran stanno abbandonando questa pratica, anche considerando che il paese sta subendo una forte desertificazione e le condizioni diventano sempre più difficili. Molte famiglie, infatti, oggi sono costrette a trasferirsi in città per via delle difficoltà economiche e della disoccupazione. Oggi, solo un terzo della popolazione continua a praticare il nomadismo e, se questa tendenza continuerà, si stima che le tribù nomadi dell’Iran scompariranno del tutto nei prossimi venti anni e di questo stile di vita antico, imprevedibile e affascinante rimarrà solo un ricordo.

Breve biografia

Sono un fotografa italiana specializzata in fotografia documentaria. Nata a Verbania nel 1992 e trasferita a Londra nel 2011. Nel 2017 ho conseguito la laurea in fotogiornalismo e fotografia documentaria presso il London College of Communication e nel 2018 il diploma in giornalismo presso la London School of Journalism.

Considero il mondo la mia casa e al momento vivo a Sevilla, ma viaggio spesso in Asia e in Medio Oriente per lavorare a progetti personali.

Negli ultimi tre anni mi sono concentrata sull’Iran, dove ho collaborato come fotografa con alcune start up come Nomad Tours, Tap Persia e See you in Kurdistan.

I miei progetti fotografici si focalizzano sulle comunità, le migrazioni, i viaggi e i problemi ambientali. Sono particolarmente affascinata dalle persone e dalle comunità che vivono in modo alternativo, dal viaggiare e dal nomadismo come stile di vita.

Credo nella fotografia documentaria come strumento per creare cambiamenti positivi nel mondo. Il mio obiettivo come fotografa è quello di informare e documentare la bellezza, il coraggio e la determinazione delle persone, le emozioni e i momenti imprevedibili della nostra vita quotidiana.

Credo fermamente nella collaborazione, nella comunità e nella gentilezza.