Purtroppo, la crisi in corso ha acuito l’emergenza lavoro per i giovani nel nostro paese.

Possiamo davvero far pagare ai giovani il prezzo di questa nuova crisi?

giovani emergenza lavoro

f

Un triste primato

Siamo il paese europeo con il maggior numero di giovani che non studiano né lavorano (i cosiddetti NEET, Not in Education, Employment or Training). Siamo il paese dell’UE in cui questo dato è il più grave, con uno stacco di circa 10 punti percentuali in più rispetto alla media. Secondo i dati del 2019, i giovani fra i 15 e i 29 anni che non lavoravano né erano inseriti in percorsi di formazione erano più di 2 milioni. Sì, hai capito bene (dati Eurostat).

E da allora la crisi in corso non ha potuto che peggiorare una situazione già drammatica.

Già alcuni studi negli anni passati ci avevano dimostrato che la generazione dei nati dopo il 1986 era la più povera della storia di Italia, in termini di reddito pro capite più basso (come una ricerca dell’Università di Bologna del 2018, basata su dati della Banca d’Italia).

Ma adesso?

Come spiega l’OCSE in questo rapporto pubblicato a giugno 2020, l’avvento della pandemia ha avuto un impatto fortissimo sui giovani, soprattutto i più vulnerabili o a rischio di esclusione sociale. E non solo sul loro reddito.
Uno degli effetti più evidenti riguarda l’istruzione: la sospensione o l’interruzione degli studi universitari potrebbero registrare un calo fino all’11% perché molti giovani semplicemente non potranno permettersi di investire sulla loro formazione, visto il mutato scenario socio-economico.

Un quadro preoccupante, visto che in Europa siamo anche fra la nazione che conta meno laureati (poco più del 19% contro una media UE che si attesta al 33,2% – rapporto ISTAT pubblicato a luglio 2020).

Ma l’allarme non riguarda solo l’accesso all’istruzione – che, è bene ricordarlo, dovrebbe essere un diritto e non un privilegio. In Italia è in corso una vera e propria emergenza lavoro per i giovani.
Sono loro, infatti, una delle fasce della popolazione che è stata particolarmente colpita dalla crisi: il tasso di disoccupazione giovanile a settembre 2020 era pari al 29,7% – a fronte di una media europea del 17,1% – registrando un calo dell’1,7% rispetto al mese precedente (dati Eurostat).

Certo, la drammatica crisi economica che stiamo vivendo non riguarda solo i giovani. Complessivamente dall’inizio della pandemia si stima che siano andati in fumo oltre 330.000 posti di lavoro, come si spiega anche in questo articolo. Ma è importante sottolineare la gravità della situazione dell’emergenza lavoro per i giovani: l’Italia era il primo paese per tasso di disoccupazione giovanile e numero di NEET già prima del Covid.

Non solo numeri

Al di là dei semplici dati, ricordiamoci che dietro a questi numeri ci sono tante, tantissime storie. Storie di vita di tanti giovani ragazzi e ragazze ai quali sembra che il futuro non voglia proprio sorridere. Già, perché l’emergenza lavoro, come è facilmente comprensibile, ha dei fortissimi contraccolpi anche dal punto di vista umano ed emotivo, non solo economico. Proprio da qui nasce il nostro appello: possiamo davvero far pagare ai giovani anche il prezzo di questa nuova crisi?

Secondo noi la risposta è NO. Secondo te?

Unisciti a noi, non rimanere indifferente.

Scopri tutti i nostri interventi dedicati all’inclusione lavorativa e sostieni il nostro appello di Natale per contrastare l’emergenza lavoro che riguarda i giovani in Italia.

dona ora emergenza lavoro icei non rimanere indifferente