Se qui in Italia la situazione è estremamente drammatica, sia dal punto di vista sanitario che per le ripercussioni economiche ad esso collegate, lo scenario che si prospetta per i paesi più esposti è ancora più preoccupante.
In tutti e quattro i paesi in cui si concentrano le nostre attività all’estero (Myanmar, Sri Lanka, Bolivia e Mozambico) la situazione evolve con estrema velocità. E in questo momento dobbiamo essere pronti a reagire velocemente a questi cambiamenti, per rispondere ancora con più efficacia ai bisogni delle comunità e delle persone.
Quello che segue è un rapido aggiornamento sulla nostra pianificazione e riprogrammazione per rispondere alle prime fasi dell’emergenza in corso.
Myanmar
Nell’area di Samkar, dove si concentrano le nostre attività del progetto EPIC, c’è stato un caso accertato che ha destato non poche preoccupazioni. Si tratta di una guida turistica che accompagnava un gruppo di turisti francesi che aveva visitato i villaggi di Samkar e Tha Yar Khone e partecipato anche ad una cerimonia di noviziato con molti partecipanti dei villaggi vicini. Dopo questo episodio l’intera area è stata di fatto isolata. Si tratta proprio dei villaggi in cui si sono concentrate le nostre attività finora, a fianco dei piccoli produttori e delle attività turistiche a conduzione familiare. Nel paese l’infrastruttura sanitaria è estremamente fragile, per cui la prima cosa che abbiamo fatto è stata l’acquisto di attrezzature mediche: n. 2 dispositivi medici per facilitare la respirazione, n. 2 nebulizzatori a ultrasuoni e n. 5 apparecchi per misurare il livello di ossigeno nel sangue. Inoltre, abbiamo stampato e distribuito 50.000 copie di opuscoli informativi per spiegare alla popolazione gli accorgimenti fondamentali da osservare in ambito igienico. La situazione nell’area è in continua evoluzione e siamo in costante comunicazione con le autorità, con le controparti di progetto e con le comunità locali per poter adattare al meglio i nostri interventi, anche alla luce del rapido evolversi della situazione.
Bolivia
In Bolivia le attività sul campo del progetto INCAammino sono state riprogrammate per quando l’emergenza Covid-19 sarà superata. Il nostro Rappresentante Paese è rimasto in Bolivia e sta coordinando il lavoro dello staff in modalità smart working. Al momento è di fondamentale importanza organizzare una nuova pianificazione, per riuscire a fronteggiare al meglio l’impatto di questa grave crisi sulle comunità locali. Le Autorità boliviane, per reagire all’emergenza, a partire dal 21 marzo, hanno decretato la quarantena totale su tutto il territorio boliviano, al fine di contenere la diffusione del COVID-19. Hanno inoltre disposto una serie di misure restrittive per l’ingresso nel Paese, tra cui la chiusura delle frontiere, la sospensione di tutti i voli internazionali, nonché i trasporti pubblici terrestri, interprovinciali e interdipartimentali. La vigenza di tali misure è stata prorogata fino al fine aprile. Anche in questo caso, siamo in costante comunicazione con le autorità, con i partner locali e con le comunità per capire insieme a loro in che modo poter rispondere a questa situazione.
Mozambico
In Mozambico le attività di campo dei progetti in corso sono state in parte riprogrammate e in parte contingentate. La nostra Rappresentante Paese è rimasto in Mozambico e sta adattando le attività e l’organizzazione del lavoro del personale al Piano di Contingenza interno che abbiamo elaborato e alla normativa locale. Non è ancora stato dichiarato il lockdown totale, ma sono state adottate alcune misure restrittive (sospensione del traffico aereo, divieto di ingresso, respingimento in frontiera, quarantena obbligatoria, accertamenti sanitari, chiusura delle scuole). Sono inoltre proibiti gli assembramenti e limitati gli spostamenti su tutto il territorio nazionale. Per adesso la maggior parte dei casi accertati si concentra nelle province di Maputo e Cabo Delgado, ma se i numeri del contagio dovessero salire, il paese si troverebbe davvero fortemente esposto, specialmente per quanto riguarda i posti letto in terapia intensiva. Basti pensare che a Quelimane, la seconda provincia più popolosa del Mozambico, dove si concentrano le nostre attività, di posti letto in terapia intensiva ce ne sono appena 2. Lo staff di ICEI sta collaborando con le autorità locali per fronteggiare l’emergenza e per informare e sensibilizzare la popolazione sulle misure in vigore, che impongono restrizioni alle attività e norme di distanziamento sociale e di igiene personale. Abbiamo anche riorganizzato alcune attività dei progetti per garantire la sicurezza alimentare delle comunità.
Sri Lanka
Qui il primo caso di contagio risale al 10 marzo. Le misure di contenimento da parte del governo sono state varate quasi immediatamente: le scuole sono state chiuse 3 giorni dopo, al settore privato e’ stato chiesto di lavorare da casa a partire dal 16 Marzo, i voli internazionali in ingresso nel Paese sono stati interrotti dal 25 e infine è stato dichiarato il coprifuoco dal 20 Marzo. Ad oggi sono stati identificati alcuni distretti come zone a rischio per il più alto numero di contagi, mentre altri distretti, inclusi quelli dell’area dei progetti ICEI, sono soggetti alle stesse regole dei primi ma non classificati come ad alto rischio. Seguendo questo modello coprifuoco, che molti Sri Lankesi conoscono bene per averlo vissuto durante il periodo della guerra contro l’LTTE, e reimposto lo scorso anno dopo l’attacco terroristico ad alcune chiese cristiane, sono stati chiusi quasi tutti i settori produttivi, limitando l’apertura a quelli essenziali (catena alimentare, farmacie, banche e poste). Nelle scorse settimane, quindi, seguendo sia le linee guida interne disposte da ICEI che le disposizioni del governo, lo staff ha lavorato principalmente da casa dove e come possibile. Alcune attività sono state rimandate, ma altre sono state riformulate e portare a termine, come ad esempio la distribuzione di semi di spezie ai contadini, che seminano proprio in questo periodo e ovviamente le attività di produzione agricola sono considerate prioritarie anche dal governo. Abbiamo anche ottenuto tutti i permessi necessari per poter sostenere i contadini beneficiari con gli acquisti del loro ultimo raccolto per essere poi trasportati nel centro di trasformazione delle spezie del nostro partner locale Ecowave. Dopo questa iniziale fase di lockdown, il paese ha deciso di riaprire le attività, ma resta da parte nostra l’adozione di tutte le misure necessarie per prevenire al massimo la diffusione del contagio.