Il Mozambico ha una superficie di 80 milioni di ettari e una popolazione di 26,5 milioni di persone, con un tasso di alfabetizzazione del 50,6% e un’aspettativa di vita alla nascita di 55 anni, un tasso di denutrizione del 25,3% e accesso all’acqua potabile del 47% del totale della popolazione.
Colonia portoghese per oltre 400 anni, il Mozambico fu uno degli ultimi stati africani a ottenere l’indipendenza nel 1975, seguita subito da una lunga e sanguinosa guerra civile, che provocò un milione di morti e la quasi totale distruzione delle infrastrutture e dell’economia nazionale.
Nonostante una crescita media del PIL superiore al 7% annuo nel periodo 2006-2014 – seguito tuttavia da un dimezzamento del tasso di crescita nel periodo 2015-2016 – e la presenza di notevoli ricchezze naturali (terra coltivabile, foreste, risorse ittiche, acqua) e minerarie di cui dispone, il Mozambico rimane uno dei paesi più poveri e sottosviluppati del mondo, relegato al 180° posto (su 188 paesi) nella classifica dell’Indice dello Sviluppo Umano.
Per descrivere il caso Mozambico, la Banca Mondiale ha appositamente coniato l’espressione “crescita con povertà”. Il 49% della popolazione vive infatti al di sotto della linea di povertà (MEF, 2015), a causa di infrastrutture inadeguate, dello scarso e poco trasparente sfruttamento delle numerose risorse naturali, dei bassi livelli di scolarizzazione, della scarsa qualità dei servizi sanitari e della difficoltà di accesso a fonti di acqua potabile. Tra il 2015 e il 2016 la situazione strutturale del Paese è stata condizionata fortemente da una coincidenza di effetti climatici avversi: siccità e inondazioni hanno colpito molte provincie del paese e influito negativamente sull’alto tasso di vulnerabilità della popolazione, soprattutto quella residente nelle aree rurali.
Il progetto intende implementare un sistema produttivo integrato in grado di ridurre la vulnerabilità ai cambiamenti climatici nel distretto di Mocubela, aumentando e diversificando le attività produttive agro-silvopastorali, in chiave di conservazione dei suoli e di preservazione delle foreste e dei mangrovieti, come strategia per migliorare la resilienza e la capacità di adattamento da parte dei produttori. In questo modo sarà possibile ridurre la pressione antropica sulle risorse naturali per il mantenimento del loro ruolo nella mitigazione dei cambiamenti climatici e nell’erogazione di servizi ecosistemici.
La strategia si basa su:
- implementazione diretta di attività produttive finalizzate a ridurre le emissioni di carbonio limitando l’estensione della frontiera agricola ai danni della zona forestale (agricoltura di conservazione e tecnologie appropriate e sostenibili applicate alle pratiche agricole).
- Attività finalizzate a migliorare la captazione del carbonio per la mitigazione dei cambiamenti climatici (vivai forestali e di mangrovie), con metodologia SAF (Sistemi Agroforestali), a introdurre tecnologie appropriate per migliorare l’efficienza nell’utilizzo della legna per la produzione di carbone e per uso domestico (stufe migliorate).
- Attività volta a migliorare le capacità degli attori locali (membri delle comunità, funzionari e tecnici delle autorità locali, Organizzazioni della Società Civile) nell’offrire una risposta rapida agli effetti degli eventi estremi, nell’analisi della valutazione economica del capitale naturale e nella pianificazione territoriale a livello distrettuale delle risorse.
Beneficiari diretti:
- 300 produttori beneficiari di formazione, Assistenza Tecnica (AT) e fornitura di attrezzature per Agricoltura di Conservazione (AC), allevamento comunitario, stoccaggio sementi e uso di fertilizzanti naturali, sensibilizzazione su land use e legge sulla terra;
- 100 produttori beneficiari delle attività di formazione in AC (scaling-up);
- 100 donne beneficiarie delle attività di autocostruzione e vendita di stufe migliorate;
- 50 beneficiari delle attività di creazione di vivai per foreste e e mangrovie (SAF);
- 50 tra rappresentanti delle Comunità Locali (CL), Organizzazioni Società Civile (OSC) e Autorità Locali (AL) formati su diritto alla terra, land use e pianificazione territoriale;
- 50 tra funzionari, tecnici distrettuali e OSC formati in Disaster Risk Management e Reduction (DRM e DRR);
- 20 guardie comunitarie.
Risultati attesi
Sarà introdotto e rafforzato l’uso di tecniche di agricoltura di conservazione, di allevamento sostenibile e diversificazione di attività agricole generatrici di reddito, saranno ripristinati ecosistemi degradati (mangrovieti e foreste), create unità produttive con metodologia SAF (Sistemi AgroForestali) e rafforzate le capacità locali di pianificazione e gestione territoriale del distretto in un’ottica di conciliazione del trade-off tra sicurezza alimentare e preservazione delle Risorse Naturali.
Sarà inoltre migliorata la capacità di risposta precoce alle conseguenze dei cambiamenti climatici degli abitanti delle 10 comunità target e degli attori presenti sul territorio.